Non è mai troppo tardi?
La denatalità in Italia

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Alberto Villani
Direttore UOC di Pediatria Generale, Malattie Infettive e DEA II Livello
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS - Roma

Una celeberrima trasmissione televisiva Rai degli anni ’50, brillantemente condotta da un bravissimo e “rivoluzionario” maestro elementare, Alberto Manzi, fu determinante per ridurre l’analfabetismo in Italia: s’intitolava Non è mai troppo tardi, senza punto interrogativo. 

L’attuale situazione della denatalità in Italia è tale da chiedersi se non sia già troppo tardi per fare qualcosa in grado di arrestare quello che sembra essere un processo di autoestinzione con record negativi (ogni anno nascono meno bambini) che si susseguono dal 2008. 

Negli ultimi anni ha conquistato sempre maggiore rilevanza una nuova scienza, l’epigenetica, che ha dimostrato l’importanza degli stili di vita per il benessere e la longevità di ogni individuo. L’aspetto comunque più interessante e rivoluzionario è stato quello di aver provato scientificamente che ogni individuo “nasce”, come patrimonio genetico, molto prima del momento del parto e, in particolare, che il proprio patrimonio può essere “modulato”. 

Uno scienziato, nato nel 1900 nell’allora Unione Sovietica e poi trasferitosi negli Stati Uniti, Theodosius Dobzhansky, intuì l’importanza dell’ambiente nel modulare le caratteristiche di ogni persona, già negli anni ’50 del secolo scorso, grazie agli studi effettuati su gemelli monozigoti (con geni perfettamente identici alla nascita). Se vissuti in ambienti diversi (perché a esempio adottati in diverse famiglie), i gemelli monozigoti nel tempo acquisivano caratteristiche progressivamente diverse tra loro sia 

somatiche (le sembianze, l’aspetto) sia intellettive (persino con diversi quozienti intellettivi) a tal punto da non essere più riconoscibili come gemelli. Quello che l’epigenetica ha evidenziato è il ruolo fondamentale della madre e del padre, ma anche dei nonni, dei bisnonni fino alle 4-5 generazioni antecedenti a ognuno di noi. La scienza ha quindi dimostrato quanto sia importante lo stato di salute dei genitori (e non solo) per quella che sarà l’aspettativa e la qualità di vita del nascituro non solo al momento del concepimento, ma già da prima. Lo stato di salute non è quindi solo una responsabilità personale, ma diventa fondamentale anche per la progenie. Come esempio, non è sufficiente smettere di fumare o di bere alcool in gravidanza, ma non si deve fumare e/o bere e, quanto meno, si dovrebbe smettere di fumare e/o bere mesi prima di decidere di concepire un figlio. 

Molto importante è anche l’età dei genitori, sia della madre, sia del padre. Per la madre l’età ideale per avere un figlio è tra i 18 e i 32 anni. Dopo i 32 anni aumenta, progressivamente con l’età, il rischio di abortività spontanea, di malformazioni e/o patologie nel nascituro. Purtroppo c’è poca e insufficiente informazione sui rischi connessi alla gravidanza in età avanzata. In Italia, attualmente, l’età media al primo parto è di 32,7 anni, sopra quindi a quella che è considerata l’età ottimale per concepire un bambino.

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Anche quest’anno, come avviene ormai regolarmente negli ultimi tre lustri, in Italia nasceranno meno bambini dell’anno precedente (2024: 370.000 nati; primo semestre 2025: 116.000 nati – presumibilmente a fine anno saremo sotto i 350.000 nati). Ciò che più colpisce e amareggia è che la denatalità non fa più notizia, neanche per un giorno: giornali e televisioni non ne parlano. 

Oltre a nascere sempre meno bambini, nascono da madri sempre più anziane e, in circa il 5% dei casi da PMA (procreazione medicalmente assistita – insieme di tecniche per la fertilità). È purtroppo diffusa l’idea che una donna possa concepire un bambino oltre i 40 anni di età, scegliendo a piacere la tempistica. Non è così. La PMA – progresso straordinario della medicina per favorire la possibilità di concepire in particolari situazioni – è divenuta, troppo spesso, nel tempo, la procedura miracolosa quando è troppo tardi per la fisiologia (infertilità fisiologica). In Italia, dati del 2022, sono nati vivi 16.718 bambini tramite PMA (su 109.000 cicli – 15% circa di successi), pari al 4,3% di tutti i nati vivi nello stesso anno. Negli ultimi 20 anni i nati da PMA in Italia sono stati 217 mila. In questo quadro drammatico, simile a quello presente anche in altri Paesi occidentali, ma più grave in Italia, non c’è più tempo da perdere. 

Oltre a provvedimenti “emergenziali” di sostegno concreto alle famiglie, è fondamentale informare/educare i bambini e le bambine dalle primissime fasi del ciclo scolastico attraverso programmi strutturati di “educazione al benessere” che prevedano l’insegnamento,  già dalla scuola materna, dei corretti stili di vita: dieta mediterranea, attività fisica, conoscenza del proprio organismo.

Nello specifico, relativamente alla denatalità, sono molte poche le donne che conoscono adeguatamente la loro fisiologia relativamente al periodo in cui la fertilità è presente, è ottimale, è ancora possibile. Non sono pochi i casi di donne che si avvicinano ai 40 anni convinte di poter divenire madri, cosa possibile, ma come evento straordinario e non usuale, senza l’aiuto delle tecniche di PMA. 

Pochi sanno che, per quanto siano stati eccezionali i progressi della scienza medica nel campo della fertilità indotta, solo il 15% in media dei tentativi vanno a buon fine con l’evento nascita. Pochi sanno che tra i nati da PMA è decisamente maggiore il numero di bambini con malformazioni, anomalie, incidenza maggiore di non poche patologie. 

Un aspetto molto importante è quello di restituire il giusto valore alla maternità e alla genitorialità nel suo complesso. Ancora oggi la maternità non solo non è favorita/aiutata, ma è penalizzata. La diminuzione del numero delle nascite sta avendo un andamento peggiorativo costante da anni e sono sempre più numerosi i figli unici. Nascono meno bambini, sono soli e sono in aumento i disturbi neuropsichiatrici, in tutta l’età evolutiva e in particolare nell’età adolescenziale. L’augurio è che questa situazione, con adeguati, urgenti e “rivoluzionari” provvedimenti possa cambiare e che sia possibile pensare che “non è mai troppo tardi”.

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